“Lasceremo l’appartamento – aggiunge – nel tempo che ci sarà dato per fare un trasloco e mettere a posto la mia vita da un’altra parte. Sona una cittadina come gli altri, chiedo e pretendo rispetto“. La Trenta ha parlato anche del suo rapporto con il Movimento 5 Stelle, movimento dal quale rischia l’esclusione: “Ho parlato con Di Maio e ha capito le mie ragioni”.
LA VICENDA – Ha sempre rimarcato il suo fortissimo legame con Campobasso e il Molise, tanto da essere tra le più presenti durante la campagna elettorale per il sindaco del capoluogo e non solo. Spesso in giro per le vie e nei ristoranti del centrocittà. C’era all’ultima sfilata dei Misteri, assieme a Di Maio, c’era quando è stato intitolato il monumento ad Alessandro Di Lisio. Legame con il luogo dettato dal legame con il marito: l’ex ministra Elisabetta Trenta, finita in questi giorni nella bufera per il caso dell’abitazione assegnata a Roma prima a lei e ora al consorte, è sposata con il campobassano Claudio Passarelli, Maggiore dell’Esercito. Ecco perché la polemica di queste ore si snoda ancora una volta tra il Molise e Roma. Andiamo con ordine.
LA POLEMICA – La Trenta è stata ministra della Difesa nel primo governo Conte, quello nato dall’alleanza 5 Stelle–Lega. Quando, con la nascita del nuovo esecutivo, lei è rimasta fuori (al suo posto è arrivato il Pd Guerrini) non ha però lasciato la casa romana, nel centro della capitale, assegnatale proprio grazie all’incarico politico nel governo. Tuttavia, anche adesso che non ha più alcun ruolo pubblico è rimasta in quella casa prestigiosa perché intanto la dimora è stata assegnata al marito. Divenuta di dominio pubblico, la storia ha creato imbarazzi da più parti e c’è anche chi ha alimentato dubbi sulla regolarità della procedura seguita visto che i coniugi hanno una casa di proprietà a Roma, nel quartiere Pigneto, intestata solo alla Trenta. Il marito ha casa di proprietà in Molise. La procura militare nelle ultime ore ha avviato accertamenti.
IL CASO POLITICO – Il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio appena il caso era esploso aveva subito preso le distanze, evidenziando che il Movimento della vicenda “non sapeva niente” . “Ovviamente –ancora Di Maio – parliamo di una persona che non è più ministro del governo e dal mio punto di vista è bene che chiarisca al più presto”. Parole contro anche dal Pd che con il presidente dei senatori dem Andrea Marucci aveva annunciato una interrogazione: “Siamo di fronte ad un comportamento molto grave, anche perché coinvolge una esponente di primissimo livello del Movimento 5 Stelle” .
LA REPLICA DELLA TRENTA – L’ex ministro poche ore dopo la diffusione della notizia sulla stampa nazionale aveva affidato una prima replica ai social: “L’amministrazione ha assegnato l’appartamento a mio marito” perché ha un incarico di prima fascia e gli spetta l’alloggio del mio stesso livello. Siamo rimasti nella stessa casa per evitare spese all’amministrazione, come quelle per il trasloco. Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento. Termine ancora non scaduto”.
Poche ore più tardi la Trenta, nella giornata di lunedì, aveva rilasciato una intervista a Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera nella quale forniva ulteriori precisazioni: ”Sono molto arrabbiata. Questa storia mi porterà dei danni. È evidente che ormai sono sotto attacco, ma è tutto regolare. Ormai la casa è stata assegnata a mio marito e in maniera regolare. Per quale motivo dovrebbe lasciarla?”.
E proseguiva: “Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso. Ho resistito il più possibile nel mio. Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro”. Quindi il riferimento alla sua casa al Pigneto dove – diceva – era impossibile restare: “C’erano problemi di controllo e di sicurezza. In quella zona si spaccia droga e la strada non ha vie d’uscita. E poi io avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande. Era necessaria riservatezza”.
Sul marito spiegava che lui ha fatto richiesta “perché è aiutante di campo di un generale e per il suo ruolo può avere quell’appartamento. Quando sono diventata ministra, mio marito è stato demansionato. Ora ha di nuovo i requisiti. E comunque noi prima facevamo una vita completamente diversa. Dopo la vita del marito ha seguito quella della moglie. Se vivevamo in due uno sull’altro poteva andare bene, poi le condizioni sono cambiate. E anche adesso continuo ad avere una vita diversa”.
Qui nell’intervista entrava in ballo la casa di Passarelli in Molise: “In realtà mio marito ha la residenza nella sua città dove ha una casa, ma ha diritto ad avere l’alloggio dove lavora. Invece l’appartamento di Roma al quartiere Pigneto è intestato soltanto a me. Finora è rimasto vuoto, non l’ho affittato. Continuo a pagare il mutuo e sono nella legalità e per questo non capisco gli attacchi. Crede davvero che se non fosse stato tutto in regola lo Stato maggiore avrebbe dato il via libera?».
Sempre a proposito del marito la Trenta aggiungeva: “Quando ero ministro l’avevo spostato e adesso è tornato a fare quello che faceva. Non è giusto che lui paghi le conseguenze del mio incarico. Posso assicurare che da questa mia nomina è stato solo svantaggiato: è andato in un altro ufficio per motivi di opportunità perché ero convinta fosse giusto. Quando ho cessato l’incarico è stato reintegrato”. E chiudeva respingendo l’accusa di aver ricevuto dei privilegi: “Non credo proprio che si tratti di un privilegio perché io l’appartamento lo pago e lo pago pure abbastanza”. Poi dopo ore di pressioni, la resa con l’annuncio: “Lasciamo la casa”.