Tra pochi giorni si apre a Casacalenda Molise Cinema. Il festival si è ormai conquisatato da tempo una ribalta nazionale e negli anni è diventato uno dei più importanti eventi culturali della regione. Dal 2003 ad oggi Molise Cinema ha ospitato centinaia di attori e registi e avuto in concorso migliaia di film e cortometraggi. Riservato ha chiesto al fondatore e direttore artistico del festival, Federico Pommier, di raccontare i primi 17 anni di vita del festival.
Federico, il festival è quasi maggiorenne, ha 17 anni. Ci ricordi come è nato? Come è nata l’idea di fare Molise Cinema?
Nel 2003, subito dopo il terremoto, sull’ onda emotiva seguita al sisma del 2002. In quella primavera c’era ovviamente una situazione di difficoltà e di grande preoccupazione nell’area del cratere. Allora è nata l’idea di quale qualcosa, una iniziativa culturale, che potesse dare un segnale di ripresa, di ripartenza di quel territorio dopo il trauma del terremoto. Ho pensato che il cinema potesse essere questo stimolo. Anche perché i cinema in tante parti d’Italia, compresi i nostri paesi, non ci sono più e noi volevamo sensibilizzare l’opinione pubblica regionale e non solo sulla necessità di riaprire la sale chiuse e di salvare quelle esistenti.
Sono tante in Molise le iniziative belle e importanti che ad un certo punto sono sparite. In tutti questi anni c’è stato un momento di difficoltà? Un momento nel quale è stata a rischio l’esistenza stessa del festival?
Quello no. C’è sempre stata la volontà di farlo e di portarlo avanti. Chiaramente, come in tutte le iniziative, ci sono stati momenti di difficoltà, di sconforto, difficoltà strutturali ed economiche. Però si è sempre superato tutto.
Hai portato a Casacalenda centinaia di attori e registi. Quale è stato il momento più bello del festival in tutti questi anni?
Non è facile, ce ne sono stati tanti. Aldilà dei grandi personaggi che sono venuti al festival, da Nanni Moretti a Luigi Lo Cascio, da Giovanna Mezzogiorno a Elio Germano e tanti altri, forse la soddisfazione più bella è stata quando siamo riusciti a riportare la gente al cinema e a far rivivere nei nostri paesi questa esperienza collettiva del cinema davanti ad un grande schermo.
Ma come si fa a convincere dei grandi personaggi a venire, ad agosto, in un piccolo paese del Molise?
Questo è molto difficile perché ci sono due problemi: innanzi tutto perchè siamo in un posto abbastanza lontano e difficile da raggiungere e poi il fatto che Molise Cinema lo facciamo in pieno agosto, quindi in un periodo di vacanza nel quale tanti ovviamente non ci sono. Probabilmente però molti li abbiamo convinti anche con la proposta culturale del festival che ha l’idea di promuovere il cinema di qualità, d’autore ma anche popolare. Per il mondo del cinema, magari, il fatto di andare in un luogo diverso dai soliti, non convenzionale come può essere un piccolo paese come Casacalenda, è anche questo un elemento di stimolo e di fascino.
C’è un personaggio tra quelli che hai citato che raramente partecipa ad eventi pubblici ed è Nanni Moretti. Lui come lo hai convinto?
A Nanni siamo stati dietro molti anni. Devo dire che è veramente una persona di grandissima classe e di grande umanità. Lui risponde sempre. C’è stato un balletto che è andato avanti per anni fino a quando ci ha detto di sì ed è stato molto bello.
Su di lui in passato hai raccontato un aneddoto molto simpatico….
Lui è arrivato in treno e dopo un viaggio molto lungo era un po’ stravolto e non si aspettava che il posto fosse così lontano, probabilmente perché anche io avevo un po’ mentito sulle effettive distanze. Per questo appena è arrivato ha detto: “Ma io pensavo che il Molise fosse un po’ dopo Frascati…”. E questo denota un po’ il fatto che lui è molto romanocentrico e tutto quello che sta fuori dal raccordo anulare un po’ lo destabilizza.
E la cosa più strana, la richiesta più stravagante, che ti è capitata nel dover gestire tutti questi personaggi quale è?
Ma diciamo che quello che ci ha fatto penare di più è stato Abel Ferrara: fu un po’ esuberante. Che poi però è anche una persona molto carina e gentile. Richieste stravaganti non ne abbiamo avute anche perché gli ospiti li prepariamo prima, gli diciamo per esempio che da noi non ci sono alberghi.
Quale è il personaggio che adesso stai inseguendo per portarlo al Festival?
Ce ne sono vari. Mi piacerebbe portare innanzi tutto Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. Poi, tra i giovani attori, quello che mi affascina più di tutti è Luca Marinelli.
Anche quest’anno avete un programma ricchissimo e di qualità. Cosa puoi anticiparci?
Sarà una edizione molto interessante e variegata. Innanzi tutto cito la collana editoriale del festival, iniziativa che facciamo con un editore molisano, piccolo ma di qualità, che è Cosmo Iannone. Abbiamo iniziato l’anno scorso con il volume su Elio Germano e proseguiamo quest’anno con Alba Rohrwacher che sarà ospite a Casacalenda per la presentazione del libro. Poi ci saranno una bella selezione di opere prime e seconde del cinema italiano che seguiamo nella chiave di valorizzare i giovani. Non mancheranno dei momenti live perché come sempre il festival non è solo cinema, ma anche altri tipi di espressioni artistiche: avremo un recital con Davide Riondino che ci racconterà l’Italia contemporanea anche attraverso il cinema. E ancora un bel concerto-racconto sul cinema di Pino Daniele, perché pochi sanno che Pino Daniele, oltre che per Massimo Troisi, ha scritto colonne sonore anche per altri registi; verrà Liana Marino, bravissima cantautrice che peraltro è di origini molisane, che ripercorrerà il Pino Daniele del cinema. Infine abbiamo un documentario, che è stato l’unico film italiano che quest’anno è andato al Sundance Film Festival, negli Stati Uniti. Si chiama “La scomparsa di mia madre” ed è la storia di Benedetta Barzini, che è stata la prima top model italiana, negli anni sessanta, la prima ad andare sulla copertina di Vogue America, raccontata dal figlio nella sua vecchiaia. Verrà proprio lei a presentare il film e sono sicuro che sarà un bel momento.
