Vengono chiamati amministratori di trincea perché sono in trincea: al lustro (minimo) della carica elettiva si accompagnano, per lo più, rogne e fatiche quotidiane. La vita da sindaco non è facile, per niente. E non è facile non solo per chi guida grandi città ma anche per chi amministra piccoli e piccolissimi comuni: nella realtà, forse, quanto più ridotte sono le dimensioni e, di conseguenza, le risorse economiche, tanto più difficoltoso è gestire le esigenze della comunità. Ha una sua incidenza, poi, la prossimità del contatto con i cittadini, un sindaco normalmente è abbordabile un po’ ovunque, per strada, nei suoi uffici, nei giri soliti del comune e spesso gli abitanti di un luogo non si fanno scrupoli a chiedere, talvolta anche a pretendere, l’intervento diretto per la soluzione immediata al problema di casa. Senza dimenticare le responsabilità di tipo penale: nel giro degli amministratori si dice: un abuso di ufficio non si nega a nessun sindaco che si rispetti (nel senso che basta un niente che uno si ritrova con un carico giudiziario pendente da risolvere). Pesano infine carenza e tagli continui ai trasferimenti di risorse che lo Stato centrale eroga alle periferie. Senza soldi tutto è più difficile da fare.
E allora che cosa si guadagna a fare il sindaco del proprio comune? Di quanto viene ricompensato per il lavoro che svolge? Poca roba (anche se di questi tempi tutto vale più del niente di cui vivono tantissimi cittadini senza lavoro e in condizioni di pesantissima indigenza) rispetto agli eletti delle assemblee parlamentari e soprattutto regionali, dove, per quanto riguarda in particolare queste ultime, non serve essere cauti: un consigliere di maggioranza o di opposizione non suda mai, o quasi, sette camicie e di soldi ogni mese ne prende e parecchi (si gira su una base minima 6 mila euro per gli eletti di Palazzo D’Aimmo).
A gestire le indennità comunali interviene la legge Bassanini che per i comuni distingue i compensi su base demografica: quanto più piccolo il numero di abitanti di un centro che si amministra, tanto più basso è il compenso previsto per sindaci, assessori e consiglieri.
In Molise sono la metà del numero complessivo di municipi, i centri con meno 1.000 abitanti per i quali è previsto lo stipendio base per il primo cittadino: 1290 euro al mese. Tanto prendono in Molise i sindaci di 69 comuni. Da Castelverrino, in provincia di Isernia, il più piccolo in assoluto con 102 abitanti, a San Giuliano del Sannio con 995 passando per Pizzone, Civitacampomarano, Capracotta, Provvidenti, Molise e tantissimi altri: in questi comuni con poche centinaia di abitanti, per il primo cittadino di centro il compenso è come quello di un impiegato pubblico (di livello basso) che però lavora in ufficio 36 ore a settimana e poi torna a casa, senza il carico di grosse responsabilità.
Tra i mille e i tremila abitanti si contano 47 paesi molisani (da Miranda che sfonda il tetto minimo per 22 abitanti a Ururi con 2.652 cittadini e nel mezzo, per citarne alcuni, Spinete, Fornelli, Busso, Baranello, Mirabello): per il primo cittadino il compenso sale un po’ ma di poche centinaia di euro: 200 per un importo base di 1.450 euro.
Un salto più significativo inizia a profilarsi per i centri da 3 a 5 mila abitanti: il compenso inizia ad assomigliare a uno stipendio bello pieno pieno, 2.170 euro. Tanto in Molise prendono i sindaci di 9 nove comuni: Ripalimosani, Frosolone, Ferrazzano, Cercemaggiore, Ferrazzano, Vinchiaturo, Petacciato, Santa Croce di Magliano, Trivento e San Martino in Pensilis. In questo elenco, va detto che esclusi San Martino e Trivento che sfiorano i 5 mila abitanti, tutti gli altri stanno al di sopra della soglia che fa fare lo scatto all’indennità per poche centinaia di persone.
Altro scaglione ricomprende i paesi tra 5 e 10 mila abitanti e la fetta molisana si fa sempre più sottile e lo stipendio mensile previsto è di 2.790 euro. Sono sette, nell’ordine Agnone, Riccia, Guglionesi, Montenero di Bisaccia, Larino, Campomarino e Bojano. Per Agnone si corre sul filo di lana: il comune dell’altomolise oscilla sulla retrocessione per 8 abitanti appena. Da 10 a 30 mila troviamo Venafro e Isernia; compenso fissato per i sindaci 3.100 euro.
Per i due sindaci di Campobasso e Termoli lo stipendio è uguale: le due città più popolose del Molise – la prima con 49 mila abitanti, la seconda con 33 mila – fanno aggiudicare al primo cittadino 3.640 euro (lordi superano i 4 mila euro). Bene va anche ai rispettivi presidenti del consiglio comunale (carica oggettivamente più rappresentativa che operativa): 2.880 euro al mese (lordi).
Giusto specificare che in alcuni sindaci dei comuni molisani hanno rinunciato all’indennità prevista per l’incarico.
Dallo stipendio del sindaco dipende poi quello dei consiglieri comunali. Ragioniamo su Campobasso e sulle cifre che spettano in Molise soltanto alla città demograficamente più grande e capoluogo della Regione (e ovviamente, come già visto, a Termoli): per ogni seduta di consiglio e commissioni, un eletto prende poco meno di 51 euro lordi, ma comunque ogni mese non può percepire più di un quarto della retribuzione complessiva del sindaco. Dunque, a Palazzo San Giorgio il tetto è fissato a 23 sedute tra commissioni e consiglio per un totale di 1183 euro. Se, per esempio, facessero per esigenze di amministrazione 30 commissioni, ad ogni modo sarebbero pagati per 23 sedute. Storia molto meno felice dei consiglieri regionali, c’è poco altro da dire.
Altri tetti e sempre e solo per le cariche elettive comunali che sono quelle sulle quali, chissà perché, la mannaia della norma è stata severa e impietosa (forse perché a disporre gli importi è stata una legge statale, mentre ai tagli alle laute e indigeste indennità regionali dovrebbero provvedere gli stessi consiglieri regionali), vengono fissati per via del lavoro che il sindaco e l’assessore già fa (nel caso dei comuni grandi, il meccanismo ricomprende anche i consiglieri). Se non decide di mettersi in aspettativa per gli anni di durata del mandato elettivo subirà una riduzione dell’indennità percepita. Se è un lavoratore dipendente, in sostanza prenderà la metà. Se invece è un lavoratore autonomo, l’indennità non subirà variazione ma andrà a fare cumulo per l’ammontare delle tasse nella dichiarazione dei redditi.
Dunque, per gli assessori comunali di un centro grande come il capoluogo molisano, lo stipendio anche discreto, tra 2.440 euro lordi, al vicesindaco si aggiungono 400 euro. (Le cifre vanno dimezzate se si ha un lavoro da dipedente: 1.220 euro netti).
Le cifre diventano irrisorie, prossime al nulla, via via a scendere sempre su base demografica. Prendiamo la fascia dei comuni medi (tra 1000 e 3000): qui per i consiglieri comunali sono previsti 6/7 euro lordi per seduta consiliare (in media non si arriva a 10 l’anno). Per gli assessori in palio ci sono 200 euro, che però diventano la metà in caso di impiego pubblico e mancata aspettativa: un assessore vicesindaco che già lavori, per fare un esempio, in questi comuni si vede riconoscere in bustapaga ogni mese niente di più di 80 euro. Come il vecchio bonus di Renzi, in buona sostanza: volontariato.
sv