E’ arrivata quasi un mese dopo l’udienza (tenutasi lo scorso 2 ottobre) la decisione del giudice Veronica D’Agnone in merito all’inchiesta che coinvolgeva il presidente della Regione Donato Toma che era stato indagato dalla Procura della Repubblica di Campobasso per i reati di abuso d’ufficio e maltrattamenti. La vicenda giudiziaria finisce qui: il giudice ha disposto l’archiviazione delle accuse “perchè il fatto non sussiste”.
I fatti che erano stati contestati si riferivano a quando il governatore rivestiva l’incarico di assessore comunale al bilancio a Bojano (tra la primavera del 2017 e gli inizi del 2018 quando si dimise per candidarsi alla presidenza della Regione). Con lui erano indagati l’ex sindaco, Marco Di Biase, e altri componenti della giunta in carica all’epoca dei fatti finiti sotto la lente della magistratura: Virgilio Spina, Angelo Arena e Michelina Iannetta. Per tutti le accuse dunque sono state ora archiviate.
Nella scorsa primavera il giudice aveva fissato una udienza, quella del 2 ottobre, perchè la parte offesa aveva fatto opposizione all’archviazione disposta dalla procura. Lo stesso giudice si era riservato la decisione che ha poi depositato nel corso della settimana che si è appena chiusa.
Il caso riguardava i contrasti nati nel municipio matesino tra la giunta Di Biase e l’allora ragioniere del comune, Tommaso Ramacciato, parte offesa nel procedimento, che aveva denunciato i fatti oggetto dell’inchiesta.
Il governatore Donato Toma, che già questa estate, quando la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati si era diffusa, si era detto “assolutamente tranquillo”, oggi alla luce del verdetto che scagiona lui e le altre persone coinvolte da tutte le accuse, ha fatto sapere di “non aver avuto mai alcun timore” poichè la sua azione “è sempre stata improntata alla correttezza e al rispetto delle persone”. “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia – ha concluso il presidente – è questi episodi non mi turbano oltremodo”. (el)